Potremmo chiamarlo "incontri con uomini ordinari" giocando con il titolo del testo di Gurdjieff; una serie di piccole conversazioni con "maestri" della porta accanto, donne ed uomini incontrati per caso e con cui avevo voglia di dialogare, per qualche momento, in intimità ma anche in condivisione per tracciare degli appunti per la mia prossima rotta. Tra una parola e l'altra ci ascoltiamo assieme della buona musica "recuperata" su internet da ottimi artisti che distribuiscono in licenza creative commons. Niente "tagli" sui discorsi, il rispetto delle pause e degli inceppamenti di ciascuno, nessun lavoro di "regia"; il tentativo di mettere in circolo conversazioni semplici, dirette, intime in un certo senso con gli altri. Nessun tema è "prefissato" per ciascun dialogo; solo, per evitare di non sapere da dove cominciare, suggerisco agli ospiti un'immagine, una citazione, per provocare nel senso di "far scaturire" le parole. A ciascuno degli ospiti chiedo di "scegliere" il quadro o l'immagine che farà da locandina all'episodio ed un "parola" da regalarmi perché io possa costruirmi un abecedario per il futuro, una cartografia dei miei prossimi orizzonti umani.
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Potremmo chiamarlo "incontri con uomini ordinari" giocando con il titolo del testo di Gurdjieff; una serie di piccole conversazioni con "maestri" della porta accanto, donne ed uomini incontrati per caso e con cui avevo voglia di dialogare, per qualche momento, in intimità ma anche in condivisione per tracciare degli appunti per la mia prossima rotta. Tra una parola e l'altra ci ascoltiamo assieme della buona musica "recuperata" su internet da ottimi artisti che distribuiscono in licenza creative commons. Niente "tagli" sui discorsi, il rispetto delle pause e degli inceppamenti di ciascuno, nessun lavoro di "regia"; il tentativo di mettere in circolo conversazioni semplici, dirette, intime in un certo senso con gli altri. Nessun tema è "prefissato" per ciascun dialogo; solo, per evitare di non sapere da dove cominciare, suggerisco agli ospiti un'immagine, una citazione, per provocare nel senso di "far scaturire" le parole. A ciascuno degli ospiti chiedo di "scegliere" il quadro o l'immagine che farà da locandina all'episodio ed un "parola" da regalarmi perché io possa costruirmi un abecedario per il futuro, una cartografia dei miei prossimi orizzonti umani.
In questa puntata ho avuto il piacere di dialogare con il fotografo Tano D'Amico. L'immagine è da "La tempesta" di Giorgione, citata da Tano durante la conversazione.
Le parole scelte da Tano sono: "Gli affetti e non il potere"
- Francesco dice "Elefante bianco" degli Area - Luglio, agosto e settembre nero estratto live di un concerto in solo di Fariselli - Tesoro, da un live degli Assalti Frontali - Estratto del dialogo tra due poliziotti durante il G8 di Genova - Ederlezi eseguita dalla Barcelona Gipsy Klezmer Orchestra - Gelem Gelem (inno degli "zingari") - Blestem estratto da un live di Maria Tanase - Hold On, Eugenio Finardi dal vivo durante il concerto tributo a Demetrio Stratos del 1979 - Gelato al limon, cantata da Francesco accompagnato da Gianfilippo Boni (estratto dalla puntata..."con un panopticon alla finestra" in questo stessa serie di podcast).
Di segni e di sintomi è distribuito su licenza creative commons 4.0.
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Di segni e di sintomi.
Potremmo chiamarlo "incontri con uomini ordinari" giocando con il titolo del testo di Gurdjieff; una serie di piccole conversazioni con "maestri" della porta accanto, donne ed uomini incontrati per caso e con cui avevo voglia di dialogare, per qualche momento, in intimità ma anche in condivisione per tracciare degli appunti per la mia prossima rotta. Tra una parola e l'altra ci ascoltiamo assieme della buona musica "recuperata" su internet da ottimi artisti che distribuiscono in licenza creative commons. Niente "tagli" sui discorsi, il rispetto delle pause e degli inceppamenti di ciascuno, nessun lavoro di "regia"; il tentativo di mettere in circolo conversazioni semplici, dirette, intime in un certo senso con gli altri. Nessun tema è "prefissato" per ciascun dialogo; solo, per evitare di non sapere da dove cominciare, suggerisco agli ospiti un'immagine, una citazione, per provocare nel senso di "far scaturire" le parole. A ciascuno degli ospiti chiedo di "scegliere" il quadro o l'immagine che farà da locandina all'episodio ed un "parola" da regalarmi perché io possa costruirmi un abecedario per il futuro, una cartografia dei miei prossimi orizzonti umani.