
C’è un’espressione usata da Cesare Romana nel libro “Smisurate Preghiere” in riferimento a Creuza de Ma che apprezzo particolarmente e che dice “ricamare il silenzio”.
E’ un’espressione che rimanda al viaggio che si affronta nell’intero disco e quel silenzio mi piace sovrapporlo all’incertezza di una navigazione spesso turbolenta.
E’ in questo clima che si ricama, usando i fili dell’immaginazione, del desiderio e della speranza.
Sono fili che intrecciandosi tra loro creano una porta che si apre sul viaggio nell’eros, sulla protagonista dell’unico brano di De André con riferimenti tanto espliciti: lupa di pelle scura, sugo di sale di cosce, sultana delle bagasce.
E’ lo stesso De Andrè a parlare della donna per chiarirne la posizione da “non prostituta” descrivendola cosi:
“Il brano ci pone davanti una descrizione a tratti pornografica, sfruttando a pieno il genovese che, anche in questo caso, offre una libertà di espressione che la lingua italiana e i termini equivalenti non saprebbero donare. “
Da menzionare è sicuramente Mario Arcari col suo shanaj, strumento originario dell’India e simile per forma all’oboe, il cui suono era ritenuto propiziatorio. Un suono che rimanda dunque al desiderio del marinaio, alla ricompensa di un uomo che “dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna lo aiuti.”
Gli aggettivi utilizzati per descrivere Jamin-a si sprecano senza dar spazio all’equivoco. Simbolo di un viaggio tanto erotico quanto necessario, la donna rappresenta quell’atto di fede praticato per contrastare una vita fatta di rischi.
Come chiarisce ancora Fabrizio, Jamin-a non è un sogno bensì la speranza di una tregua di fronte un mare in burrasca.
A Genova c’è un detto popolare che tradotto recita così: Cara moglie, passato il ponte di Portofino torno libero e scapolo. Un ottimo riassunto del senso racchiuso nel brano.
Da un punto di vista strettamente discografico, per l'uscita del remix dell'album del 2014, in occasione dei 30 anni dalla pubblicazione, venne fornita una versione inedita del brano, decisamente alternativa rispetto all'ascolto originario, fino ad allora tenuta nel cassetto.
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Curato da Lucia Lamboglia e con la voce di Simona Atzori.
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