
Sibari è ancora la città del sogno: le sue strade risuonano di canti, i palazzi brillano di mosaici e il fiume la accarezza come una madre innamorata. Ma proprio in quel tempo di splendore, nasce l’ombra.
La ricchezza, l’eleganza, l’arte del vivere diventano fragranza che si diffonde troppo lontano. Gli stranieri cominciano a guardare Sibari non più come un modello, ma come una sfida. La città è desiderata, invidiata, odiata.
Ogni banchetto, ogni danza, ogni cavallo ammaestrato con cura, diventa prova della sua superbia agli occhi del mondo esterno.È il momento in cui la bellezza comincia a trasformarsi in colpa.
E la natura stessa sembra avvertirlo: il Crati e il Sybaris scorrono con un mormorio diverso, quasi un presagio.Il tempo resta sospeso, come se la città fosse sul bordo di una lama. Ancora luminosa, ma fragile.
Questa è la stagione in cui Sibari non sa di essere già leggenda, e che ogni leggenda porta con sé la sua fine.