
C’è un punto in cui le città smettono di essere luoghi e diventano ricordi.
Sibari è una di quelle.
Una città nata dal sogno di un uomo e finita nel silenzio del mare.
Dicono che le sue strade brillassero come specchi, e che il profumo dei banchetti si sentisse fino alle colline.
Ma il tempo, come l’acqua, non dimentica nulla.
Scava, consuma, restituisce.
E così, tra le voci del vento e del fiume Crati, si sente ancora qualcosa.
Un’eco di pietra, di desiderio, di colpa.
Il canto di una città che fu.
E che, forse, continua a vivere in chi sa ancora ascoltare.